Ebbene, è quasi giunto il momento. Dopo 5 anni non certo rosei, domenica si torna a votare per le elezioni politiche. Perdonatemi, ma dirò la mia, analizzando brevemente partiti e coalizioni.
Prima, però, un breve prologo: il problema principale dell'Italia non sta a Roma, ma a Bruxelles (o Berlino?), poiché quello che manca principalmente all'Italia è poter attuare politiche economiche, monetarie e valutarie adatte alle proprie economia, cultura e società. Attualmente applichiamo ricette che vanno bene (?) alla Germania e ad altri Paesi del centro Europa, ma che per noi sono dannose, come testimoniano tutti i dati macroeconomici degli ultimi anni. Detto ciò, procediamo con l'analisi.
PD - +Europa - Civica Popolare - Insieme
Visto il prologo, più che una coalizione una minaccia. Chi invoca più Europa - intendendo di volerne più di questa Unione Europea - o non ha chiara la situazione (a causa di un sistema dell'informazione patetico che dipinge gli anti-euristi ed anti-europeisti come dei primitivi usciti ieri dalle caverne) o ha interesse a che tutto rimanga com'è (legittimo).
FI - Lega - FDI
Un'accozzaglia di politicanti che hanno formato una coalizione con unico punto del programma in comune: prendere voti. Detto ciò e dato per scontato il ribrezzo che provo nei confronti dei tre leader (l'operazione-simpatia "Nonno Silvio il pregiudicato spara numeri a caso" non ha attaccato con me), c'è da dire che la Lega è l'unico partito che ha individuato bene il problema-UE e schiera due economisti seri e credibili, Bagnai e Borghi. Va anche tenuto conto, però, del fatto che se la Lega non arrivasse prima nella coalizione, il candidato Premier del centrodestra sarebbe tale Tajani, iper-europeista nonché Presidente del Parlamento Europeo. E se voto Bagnai e mi ritrovo Tajani?
M5S
Dal tentato passaggio dall'EFDD all'ALDE in poi il MoVimento ha scoperto le carte: sempre più allineato all'establishment e moderato, sempre meno di rottura pur di governare. Non a caso la scelta di Di Maio, partenopeo dal sangue democristiano, piuttosto che un Di Battista candidato di rottura. E democristianissima la campagna elettorale, durante la quale Giggino ha affermato tutto ed il contrario di tutto pur di piacere ai milionari ed agli operai, ai guelfi ed ai ghibellini e così via. Oltretutto le candidature non sono delle migliori, in generale in tutta Italia, come si è visto; in particolare, se penso ai listini plurinominali del mio collegio (i candidati uninominali non li conosco), mi viene da pensare come ci siano quasi - e dico quasi perché qualcuno si salva - soltanto candidati del tutto inadatti al ruolo, in particolar modo al Senato. Unico triste, seppur vero, argomento forte a favore del MoVimento: "non hanno mai governato e restituiscono i soldi". Anni fa non la pensavo così, ma crescendo si migliora (o peggiora): quelle per l'onestà e la caccia ai ladri magari sono battaglie etiche, magari giuste, a volte belle, ma estremizzarle le rende anche sbagliate e dannose. Ci vuole altro per governare un Paese.
In sintesi, quindi sarà dura decidere domenica, dando per scontato che non vale la pena disperdere il voto verso uno dei micro-partitini dallo 0,x %, sebbene qualche ottima proposta ci sarebbe anche (tipo la Lista del Popolo di Chiesa e Ingroia).
L'unica cosa certa è che da lunedì inizieranno a raccontarci la storiella dei mercati, dello spread, che senza governo schizza alle stelle e poi moriamo di fame: tutto per farci accettare il peggiore tra i governi possibili.
Ecco, quando vi racconteranno questa storia, ricordategli che le elezioni in Germania ci sono state il 24 Settembre 2017 e da allora i tedeschi non hanno un governo, in quanto sono in corso trattative per dare al popolo tedesco il miglior governo possibile con il miglior programma possibile.
Vista la situazione, anche a noi servirebbe il miglior governo possibile con il miglior programma possibile: mi sa che sarà per il prossimo giro.