In questo momento di confusione generalizzata, siamo costretti ad affrontare ogni giorno giochi dialettici finalizzati a propagandare le soluzioni imposte dal Governo, appoggiato da sindacati, partiti di tutto l'arco parlamentare, grande stampa, istituzioni internazionali, Confindustria e chi più ne ha più ne metta. Allo stesso modo, sullo scarno fronte di chi si oppone, si prova a ribattere andando a pescare indietro nella storia. Ovviamente il principale tema di discussione è quello del green-pass, misura che sta sicuramente cambiando la quotidianità a cui eravamo abituati e che in Italia trova un'applicazione al momento unica per il mondo occidentale.
Spesso questi sofismi si basano su analogie, metafore o più semplici paragoni, che troviamo a volte propri e altre meno.
Partiamo da cosa è un paragone: è un confronto tra due termini al fine di rilevarne affinità o differenze. Ovviamente un paragone è significativo se dei due termini si confrontano gli aspetti intrinseci rilevanti e questo costringe ad un certo livello di approfondimento delle tematiche.
Una delle più ricorrenti strategie comunicative del fronte governativo è quella di paragonare le norme, quantomeno inusuali e sicuramente sconosciute prima del 2020, ad altre che fanno parte della nostra quotidianità da molti anni ormai. Quasi sempre si coinvolge in queste dinamiche un raffronto con il codice stradale, che troviamo decisamente poco pertinente e ci accingiamo a spiegare il perché. Si tratta, infatti, di un confronto tra un diritto fondamentale costituzionalmente riconosciuto - quello al lavoro in primis, ma anche quello allo studio - che viene subordinato ad una vaccinazione facoltativa, con rischi certi, ma non noti, ed efficacia ancora da caratterizzare, o la negatività ad un test a pagamento e, ad esempio:
- il possesso della patente che serve solo per guidare, che dimostra un'abilità e non uno stato, non rappresenta alcun rischio per chi fa l'esame
- fermarsi al semaforo, che non rappresenta alcun rischio per chi lo fa e quando lo rappresenta la norma non vale (ad esempio un'ambulanza con un caso urgente a bordo o la polizia che insegue un criminale, ovvero quando i benefici superano i rischi)
- l'installazione delle gomme invernali, che non rappresenta alcun rischio per chi vi adempie
Ci sentiamo di affermare che i tratti caratteristici e rilevanti delle due norme siano completamente non sovrapponibili e che l'unico punto di incontro tra i due è che entrambi i termini del paragone siano in qualche modo ascirvibili alla categoria della "legge".
Sull'altro fronte, invece, si scomoda spesso una delle fasi più buie della storia recente, ovvero quella del nazismo e/o del fascismo. Andiamo a vedere se, a differenza del caso precedente, in questo frangente siamo in grado di individuare dei punti di similitudine tra questo momento storico e gli anni '30 del secolo scorso.
Innanzitutto c'è da dire che chi lo propone, lo fa riferendosi all'ascesa del nazismo, non alla fase successiva. Andando ad approfondire, vediamo quali sono gli aspetti intrinseci rilevanti che a nostro modo di vedere rendono sostenibile il paragone, ovviamente con i dovuti distinguo:
- imposizione di decisioni politiche giustificate per mezzo di personaggi presentati come espressione massima della comunità scientifica e annientamento della libertà di scelta personale
- discriminazione delle persone sulla base di uno stato dell'individuo e separazione della società in due categorie, una con diritti garantiti e l'altra no
- utilizzo massiccio della propoganda di stato con mezzi di comunicazione totalmente allineati alle scelte governative e istigazione alla delazione e all'additamento di una categoria
- limitazione di libertà fondamentali e di accesso a luoghi e servizi
- totale assenza di opposizione al Governo e soppressione, mediatica e non, di ogni forma di protesta o resistenza
Sotto questi punti di vista è oggettivo che l'evoluzione degli eventi nelle due fasi storiche mostri delle similitudini innegabili ed è pericoloso che il flusso di questi eventi venga giustificato, indipendentemente dalla condizione di partenza che lo ha generato, sebbene sia sicuramente diversa per i due contesti. Ovviamente, in questo momento, sono questi e non altri gli aspetti che ci ricordano quella fase storica, ma ci sentiamo di mettere in guardia chi ci legge, perché crediamo sia necessario recuperare subito queste storture per evitare che gli eventi derivino ulteriormente e in maniera peggiore.
Ciò che ci preme sottolineare, che non è altro che quello che la storia ci ha insegnato, è che l'approccio, per cui la garanzia di acceso ai diritti fondamentali sia offerta in base all'appartenenza a una categoria piuttosto che un'altra, sia sempre un approccio da rigettare, perché potrebbe capitare a chiunque, un giorno, di trovarsi nella categoria "sbagliata".