Ci eravamo lasciati in conclusione dell'ultimo articolo con la promessa di passare alla pars construens. Come spesso capita nel dibattito sulle misure adottate dal Governo italiano, per certi versi uniche al mondo (vedasi il green-pass sul lavoro, poi trasformato per gli over 50 in super green-pass), si giunge spesso alla fatidica affermazione, conclusa con domanda: "Ok, determinate misure non piacciono nemmeno a me, ma cosa avrebbero potuto fare di diverso?". Faremo pertanto un po' di considerazioni, nel tentativo di rispondere, affontrando 8 punti determinati rispetto ai quali, a nostro avviso, i Governi italiani che hanno gestito la pandemia avrebbero potuto agire in maniera tendenzialmente opposta, prendendo spunto da altri paesi che hanno adottato strategie diverse.
1) dall'inizio era noto che stavamo affrontando un coronavirus, virus a rna che per sua natura intrinseca muta costantemente, aspetto che fa immediatamente capire come la strategia Covid zero (azzeramento dei contagi) non avrebbe mai potuto funzionare, che parlare di immunità di gregge equivaleva a parlare di utopia, che sarebbe avvenuta una selezione di varianti in grado di bucare il vaccino, pertanto quindi alla necessità di aggiornamento periodico degli stessi sieri, proprio come per quelli anti-influenzali.
2) a nostro avviso l'unico periodo in cui effettivamente sarebbe stato difficile fare scelte diverse da quelle fatte è quello di marzo-aprile 2020, anche se l'Italia si è trovata impreparata a causa dell'assenza di un piano pandemico aggiornato (ci sono indagini in corso), che è una delle responsabilità della politica nostrana. Ad onor del vero, ci sentiamo anche di ricordare come il lockdown sia una misura estrema e che in epidemiologia viene presa in considerazione per contenere il contagio di virus non troppi contagiosi e in aree molto limitate, ovvero virus non assimilabili al Sars-Cov-2 per caratteristiche.
3) il Ministero della Salute ha sconsigliato e qualche regione vietato (vedasi Lombardia) le autopsie: un virus nuovo e terribile come può essere curato senza capire che dinamiche induce sul corpo umano? Dopo le autopsie si sono cominciati a capire gli effetti del virus e quindi anche come curare la malattia che scatena. Di certo avremmo agito all'opposto.
4) si è imposto un protocollo ministeriale di tachipirina e vigile attesa, troviamo alquanto "folkloristico" (per non dire criminale) voler curare una malattia terribile con l'attesa. Questo ha portato i medici a non curare i pazienti; oltretutto, sempre a livello governativo, è stato sconsigliato agli stessi medici di visitare i pazienti. Queste scelte hanno scoraggiato i medici di base dal curare, in quanto si sarebbero dovuti assumere la responsabilità di prescrivere farmaci off-label, col rischio poi di prendersi denunce dai parenti delle vittime in caso di decesso, e hanno portato gli ospedali all'intasamento e a diventare dei veri e propri focolai. Riteniamo che si sarebbe dovuto semplicemente lasciare che i medici potessero visitare e curare i pazienti con i farmaci a prontuario, magari facendo rete con le esperienze internazionali (vedasi Dottor Raoult di Marsigilia che ha da subito curato con successo in maniera tempestiva migliaia di pazienti).
5) qualora ci fossimo trovati nei panni del disastroso Ministro Speranza, ci saremmo da subito attivati cercando di potenziare il SSN. Col Governo Conte e commissario Arcuri è stato definito, nel 2020, un piano di incremento di posti letto negli ospedali italiani, che poi è stato quasi totalmente disatteso. Anche solo 1000 posti di terapia intensiva in più avrebbero potuto fare la differenza, in quanto nel picco dell'inverno 2021-2022 i posti occupati da pazienti Covid sono stati circa 2000, determinando sofferenza nei nosocomi del Paese. Avremmo inoltre richiamato concittadini medici e infermieri residenti all'estero proponendo contratti vantaggiosi e stabili, mentre sono stati proposti contratti temporanei: la classica offerta che si può rifiutare.
6) avremmo impostato più seriamente la raccolta dei dati rispetto a come si sta operando, distinguendo per età e comorbidità (e poi per stato vaccinale), distinguendo sin dal principio i ricoverati per altre malattie risultati positivi e i ricoverati per Covid. La raccolta dei dati è fondamentale per capire la situazione e fare una strategia solida.
7) in base ai dati, avremmo differenziato la strategia, seguendo più o meno il modello svedese (anche se la Svezia ha più posti letto per 100mila abitanti, quindi il Paese scandinavo si è potuto permettere di prendersi più rischi). Ad aprile 2020 Nature ha fatto uscire uno studio che affermava, in breve, che il modo per rendere endemico in tempi brevi il virus sarebbe dovuto essere quello di farlo circolare rapidamente tra i giovani e proteggere anziani e fragili, in quanto l'immunità da contagio è un'immunità vera. È più o meno ciò che ha fatto la Svezia. In considerazione del fatto che le stesse case farmaceutiche hanno dichiarato di non aver fatto test di genotossicità o carcinogenicità e hanno da sempre affermato di non aver sviluppato i vaccini in ottica di impedimento del contagio, ma solo riduzione della malattia severa, avremmo fatto una seria campagna di informazione sui dati reali per mettere in campo una strategia mirata e diversificata. In questo modo gli over60 avrebbero capito che era loro interesse vaccinarsi, in quanto i benefici per loro superano abbontantemente i rischi, allo stesso tempo non avremmo messo alcun obbligo diretto o indiretto (green-pass e derivati), poiché per gli under40 è evidente che i rischi, immediati e potenziali, superano i benefici (studiamo i dati da 2 anni e abbiamo già affrontato questo aspetto nei precedenti articoli). L'approccio di vaccinazione generalizzata è stato fatto per evitare quelle discriminazioni per fasce di età che poi si sono manifestate in maniera molto più accentuata rispetto allo status vaccinale.
8) in ogni caso non avremmo mai stipulato contratti che scaricano le case farmaceutiche da ogni responsabilità e avremmo seriamente pensato di imporre la liberalizzazione dei brevetti dei vaccini in modo da avviare una produzione pubblica a livello europeo supportato da una casa farmaceutica pubblica, che possa operare libera dalla logica dello scopo di lucro.